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RIFORMA DELLA GIUSTIZIA - VALUTAZIONI A CONFRONTO - Ne parliamo con Giovanni Falcone

Riforma della giustizia, cosa prevede il ddl Nordio in 6 punti. Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha finalmente presentato la bozza del disegno di legge sulla riforma della giustizia annunciata diversi mesi fa. Così come era stato anticipato, la bozza del ddl consta di 8 articoli, che hanno l’obbiettivo di assicurare la tutela delle garanzie costituzionali dei cittadini da eventuali abusi del potere pubblico.


Il governo ha deciso di dedicare il pacchetto a Silvio Berlusconi, il quale – come riporta il viceministro Francesco Paolo Sisto – ha partecipato direttamente alla sua elaborazione, avendo egli stesso “subito tanto, troppo, a causa della giustizia”. La riforma è ancora in stato di bozza, ma è già oggetto di numerose critiche fin dalle prime anticipazioni. L’Associazione nazionale magistrati, in particolare, contesta tutti i punti salienti della riforma, criticandone la mancanza di equilibrio e di bilanciamento.


Vediamo allora quali sono gli elementi tanto dibattuti, ecco cosa prevede il ddl Nordio in 6 punti.


Riforma della giustizia: cosa prevede il ddl Nordio in 6 punti


 Misure cautelari solo su approvazione di 3 magistrati






 L’abuso d’ufficio non sarà più un reato


 Traffico di influenze illecite, depenalizzato il millantato credito


 Limiti alla diffusione delle intercettazioni


 Vietata la pubblicazione dell’avviso di garanzia


 Vietata l’impugnazione del Pubblico ministero


Misure cautelari solo su approvazione di 3 magistrati


Il ddl Nordio prevede che le misure cautelari in carcere richieste dal Pm debbano essere approvate da una composizione collegiale composta da 3 magistrati, anziché uno solo. Oltretutto, prima di disporre la misura dovrà essere avvertito l’indagato, con almeno 5 giorni di anticipo.


Questa novità dovrebbe essere introdotta fra 2 anni, per non aggravare l’organico dei tribunali e, comunque, non riguarda le situazioni di urgenza (pericolo di fuga o di inquinamento delle prove, reiterazione di gravi reati come mafia e terrorismo, reati commessi con armi o violenza fisica).


Il ministro Nordio intende così consentire, laddove possibile, la difesa preventiva dell’indagato e consentire al giudice di colloquiarvi in modo diretto prima di adottare la misura in questione.


L’abuso d’ufficio non sarà più un reato


Un’importante novità prevista dalla riforma della giustizia è l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio, che punisce il pubblico ufficiale che “intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale ovvero arreca ad altri un danno ingiusto” violando la legge.


Si tratta di un aspetto fortemente criticato del ddl Nordio, contrastante con la regolamentazione dell’Unione europea e dell’Onu. Di conseguenza, il Guardasigilli ha espressamente indicato la possibilità di introdurre altre previsioni per sanzionare la condotta, con formulazioni più precise e in base alle indicazioni euro-unitarie.


Traffico di influenze illecite, depenalizzato il millantato credito


La riforma mira a ridimensionare notevolmente la fattispecie di reato introdotta dalla legge Severino riguardo al traffico di influenze illecite. Sarà di fatto depenalizzato il reato di millantato credito (inglobato poi nel traffico di influenze dalla legge Spazzacorrotti). In particolare, la punibilità dipenderà da:


Intenzionale sfruttamento delle relazioni con il pubblico ufficiale;


relazioni esistenti e non più solo asserite;


utilità economica (data o promessa);


versamento a fine remunerativo.


 per una dimostrata rilevanza.


Vietata la pubblicazione dell’avviso di garanzia


La riforma Berlusconi vieta anche la pubblicazione dell’avviso di garanzia, il quale dovrà limitarsi a una “descrizione sommaria del fatto”. Questo punto, insieme al passaggio sulle intercettazioni, ha particolarmente allarmato l’Ordine dei giornalisti, il cui Consiglio nazionale ha espresso la preoccupazione per la lesione del diritto dei cittadini a essere informati sui fatti di interesse pubblico.


Vietata l’impugnazione del Pubblico ministero


Il ddl Nordio vieta ai Pubblici ministeri di appellare le sentenze di proscioglimento per i reati per cui è prevista la citazione diretta a giudizio. Si tratta di reati punibili con la multa o la reclusione massima a 4 anni, limite che può essere superato nelle ipotesi aggravate (come ricettazione e truffa).


Non è comunque certo l’esito di questa manovra, dato che una simile previsione era già stata introdotta dalla legge Pecorella nel 2006 e poi dichiarata illegittima dalla Consulta della Corte costituzionale, in quanto in contrasto con il principio di eguaglianza delle parti processuali.


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