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OPZIONE DONNA 2023: pensione anticipata delle lavoratrici. Mozioni in Parlamento per il riavvio con miglioramenti di tutto il sistema

L’opzione donna, che permetteva alle donne con almeno 35 anni di contributi e 58 anni di età di andare in pensione anticipata, è stata fortemente ridimensionata con l’ultima Legge di Bilancio. Nonostante fosse stata offerta negli ultimi anni, l’opzione non aveva mai preso il volo a causa della riduzione dell’assegno di quiescenza, che poteva diminuire anche del 30% rispetto all’uscita dal lavoro a 67 anni


Il governo Meloni ha limitato l’opzione donna solo a determinate categorie, come le lavoratrici disoccupate, le dipendenti che assistono persone con handicap gravi, e le lavoratrici con riconoscimento di invalidità civile pari almeno al 74%. Inoltre, il requisito anagrafico è stato elevato ad almeno 60 anni, con la possibilità di ridurlo di un anno per ogni figlio fino a un massimo di due anni.






La scuola è una delle poche opzioni rimaste per l’uscita anticipata dal lavoro grazie all’Ape Sociale, ma solo per le maestre d’infanzia e della primaria, le cui mansioni sono state ritenute usuranti. L’Ape Sociale permette alle donne di andare in pensione a 62-63 anni con una riduzione minima dell’assegno pensionistico (in media solo 40-50 euro) rispetto ai contributi versati fino a quel momento


il giorno 8 maggio si è tenuta nell’Aula della Camera la discussione generale sulle mozioni presentate dalle opposizioni e relative alle iniziative volte a ripristinare l’istituto “opzione donna”. Molte le critiche all’azione di Governo da parte del PD e del Movimento 5 Stelle.


* ASCOLTIAMO L'INTERVENTO DI SARA FERRARI (PD) - Gli altri sono simili