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IMMOBILI ABUSIVI. Una sentenza del TAR Campania può evitare la demolizione.

L'immobile abusivo resta dov'è. L'ordine di demolizione adottato dal Comune viene annullato perché il nuovo proprietario dei locali risulta in buona fede: pesa la compravendita stipulata davanti al notaio, che richiama il titolo di provenienza del bene. E quando sono passati molti anni dalla realizzazione delle opere contro legge, l'amministrazione deve comunque motivare l'interesse pubblico alla demolizione, comparandolo con quello del privato e comunicando al titolare l'avvio del procedimento. È quanto emerge dalla sentenza 2123/21, pubblicata il 31 marzo dalla terza sezione del Tar Campania.


Azione contraddittoria. Accolto il ricorso del titolare dell'appartamento e del garage: nell'atto di compravendita si rinvia in modo esplicito al titolo di provenienza che ha consentito il passaggio di proprietà alla sua dante causa; il costruttore garantisce nella propria dichiarazione che il fabbricato (sei piani e un seminterrato) è realizzato in conformità alla licenza edilizia, che risale al 1962.


Il Comune, allora, non può svegliarsi sessant'anni dopo e ingiungere la riduzione in pristino, dopo aver a lungo riscosso i tributi locali sull'immobile e perfino aver concesso al condominio titoli abilitativi come Dia e Cila per ristrutturare il fabbricato. D'altronde il piano rialzato «incriminato» non può essere considerato del tutto abusivo insieme al seminterrato utilizzato come autorimessa.


Insomma: l'azione amministrativa è contraddittoria e l'ente avrebbe dovuto offrire una motivazione rafforzata per la demolizione, che impone peraltro la descrizione degli abusi rilevati. Senza dimenticare che l'interessato ha comprato l'immobile grazie a un mutuo garantito da ipoteca che la banca gli ha concesso soltanto dopo una perizia tecnica ed estimativa sui locali.


Di più: se l'ente locale avesse comunicato al privato l'avviso del procedimento, il nuovo proprietario avrebbe potuto far valere la sua posizione di terzo acquirente in buona fede, inducendo l'autorità a emettere un provvedimento diverso (Italiaoggi)