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DECRETO "RISTORI": cassa integrazione, blocco licenziamenti, esonero dal versamento dei contributi previdenziali.

Il decreto Ristori (DECRETO-LEGGE 28 ottobre 2020, n. 137)  introduce altre sei settimane di cassa integrazione, con una spesa per lo Stato di 1,6 miliardi di euro. Le sei settimane andranno utilizzate nel periodo che va dalla metà di novembre fino al 31 gennaio 2021, quando finisce anche il blocco dei licenziamenti.


È previsto un contributo addizionale a carico del datore di lavoro, parametrato sulla sua perdita di fatturato: massimo 18% dello stipendio che avrebbe preso il lavoratore in cassa per le aziende che non hanno perso fatturato, contributo che si azzera per quelle che hanno subito un calo pari o superiore al 20%.


Come detto, il 31 gennaio scade il blocco dei licenziamenti, introdotto all’inizio della crisi. Dal giorno dopo, non potrà licenziare chi starà effettivamente usando la cassa integrazione, non chi ha ancora ore a disposizione come avviene adesso. Nella legge di Bilancio, approvata dal Consiglio dei ministri con la formula del «salvo intese» ma non ancora presentata in Parlamento, ci dovrebbero essere altre dodici settimane di cassa integrazione, da utilizzare nel 2021, entro la fine di giugno.


Il decreto Ristori introduce l’esonero dal versamento dei contributi previdenziali per le aziende che hanno sospeso o ridotto l’attività, fino a un massimo di quattro mesi. E due indennità riservate ad alcuni specifici settori: mille euro per i lavoratori stagionali, degli stabilimenti termali e dello spettacolo. E 800 euro ai lavoratori dello sport, per una spesa totale di 124 milioni di euro.