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Spending review, Confesercenti: “Occasione per aumentare imposte”

In pochi mesi il gettito delle addizionali Irpef è aumentato di quasi 6 miliardi l’anno, con una impennata di oltre il 50% rispetto al gettito del 2010. Le famiglie – accanto all’Imu, alla tassa di soggiorno, agli aumenti tariffari – hanno subito un maggior prelievo pari in media a 210 euro. E ci saranno forti disparità territoriali con l’anticipazione dell’aumento dell’addizionale regionale Irpef nelle otto regioni interessate dal deficit sanitario. Insomma, “anche la spending review diventa occasione per aumentare l’imposta”. La denuncia è di Confesercenti, che chiede “un chiaro e forte intervento sulla spesa pubblica”.

Uno studio di Confesercenti sugli ultimi provvedimenti fiscali – e bisogna ricordare che la pressione fiscale “ufficiale” in Italia è ormai vicina al 46%, terza in Europa dopo Danimarca e Svezia – evidenzia che c’è un ulteriore appesantimento della pressione fiscale “a seguito dell’aumento strisciante (+0,6 punti di aliquota dell’addizionale regionale all’Irpef), presentato come un “semplice” anticipo (gennaio 2013) dell’aumento già fissato (dal 2014) dalle norme sul federalismo regionale, lasciato alla “discrezionalità” delle otto Regioni in deficit sanitario (Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Sicilia, Calabria, Piemonte, Puglia)”, ricorda la sigla. La misura, passata come emendamento alla spending review, sarà una opportunità che le regioni non potranno non usare ma “rappresenta l’ennesimo intervento depressivo sull’economia e sul potere d’acquisto delle famiglie”, spiega Confesercenti.

Per l’associazione, questo intervento da solo causerà un aumento di prelievo pari a 1,9 miliardi di euro a carico dei cittadini residenti nelle otto regioni. In più, “si va ad aggiungere ad altri analoghi aumenti varati nella seconda metà del 2011. Quello (manovra “salva Italia”) che ha maggiorato di 0,33 punti l’addizionale regionale Irpef, per complessivi 2,1 miliardi). Quello (manovra di agosto) che ha consentito ai Comuni di portare al massimo l’addizionale comunale all’Irpef , per un prelievo atteso dell’ordine di 1,7 miliardi”.

Il risultato è che “in pochi mesi e per effetto di queste tre misure, il gettito delle addizionali Irpef è cresciuto di quasi 6 miliardi l’anno, con un’impennata di oltre il 50% rispetto al gettito realizzato nel 2010. Con un  effetto non secondario (poco meno di mezzo punto) in termini di crescita della pressione fiscale. E con implicazioni di rilievo per ogni famiglia italiana che – accanto agli altri aumenti impositivi (Imu, tassa di soggiorno, Iva…) e tariffari – ha subito un maggior prelievo pari in media a 210 euro oltre i 350 già pagati per le addizionali nel 2010”.

Non solo. Si avranno forti differenze territoriali col risultato che “a pagare il peso degli aumenti sono soprattutto i territori più poveri, quelli contraddistinti da redditi più bassi e da condizioni sociali più pesanti”. Confesercenti fa qualche esempio: dopo l’aumento previsto dalla spending review, l’addizionale regionale che graverà sui contribuenti di Sicilia, Calabria e Molise (2,63%) sarà del 114% in più rispetto all’onere subito da trentini, friulani, veneti, valdostani e toscani (1,23%). Un contribuente in Calabria con un reddito di 30 mila euro dovrà versare 789 euro contro i 369 euro delle regioni più “virtuose”.

Se poi si guarda il peso dell’addizionale regionale e di quella comunale (ipotizzando un livello di reddito di 30 mila euro) si avrà questo risultato: a Catanzaro ci sarà un prelievo di 1029 euro annui; Roma, Napoli e Palermo, realtà in cui le difficoltà dei bilanci comunali si saldano con la situazione deficitaria sul versante della sanità regionale, i contribuenti pagheranno 969 euro di addizionali a Roma e 939 euro a Napoli e Palermo;  a Firenze e a Bolzano, invece, si pagheranno 429 euro.

Sostiene Confesercenti: “Si ripropone l’esigenza e l’urgenza di un deciso intervento di riduzione del prelievo da compensare con un chiaro e forte intervento sulla spesa pubblica, ridisegnando la presenza delle Istituzioni nel territorio con l’accorpamento dei micro-comuni e delle molte società di servizi alle dipendenze degli enti locali ed una  riduzione sostanziale delle comunità montane, delle consulenze e degli ancora troppo elevati costi della politica”.