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BIO. II conferenza nazionale sulla certificazione, Aiab: ecco le nuove frontiere

"Il biologico è certificato. Non è come si certifica che può distinguere un pomodoro biologico dall'altro, la discriminante è se si certifica o meno." Con queste parole Andrea Ferrante, presidente federale Aiab ( Associazione Italiana per l'Agricoltura Biologica) ha aperto il suo discorso alla II Conferenza nazionale sulla certificazione precisando gli obiettivi dell'evento stesso e del progetto Aiab "Le nuove frontiere della certificazione" finanziato dal MIPAAF (Ministero per le Politiche Agricole Alimentari e Forestali ).

L'iniziativa, partita un anno fa, ha previsto l'organizzazione di una serie di gruppi di lavoro proprio per avanzare delle proposte sui metodi di certificazione. A questi gruppi hanno partecipato tutti gli operatori interessati: dal Ministero alle Regioni, dai produttori ai consumatori, agli enti di certificazione.

Il punto di partenza è stata l'individuazione di una serie di criticità legate alla constatazione che "l'attuale modello di certificazione è diventato obiettivamente un ostacolo allo sviluppo del bio. La soluzione non è eliminare la certificazione, ma cambiarla profondamente", ha proseguito Ferrante precisando come "l'appensantimento burocratico fa sì che oltre il 90% delle non conformità rilevate dagli Organismi di Controllo (OdC) siano formali. Si tratta di un costo enorme sia in termini di tempo che economici. Basti pensare che attualmente il costo della certificazione per l'insieme degli operatori ammonta a circa 25 milioni di euro. Dobbiamo pretendere che l'efficienza e l'efficacia di queste risorse siano aumentate e non siano inutili a produttori e consumatori".

Secondo il presidente Aiab altre ombre aleggiano sul mondo bio. Non solo la perdita delle piccole aziende, vero cuore del comparto, ma soprattutto la non totale fiducia da parte dei cittadini consumatori nei confronti delle garanzie del biologico. "Questo significa - ha aggiunto - che siamo stati incapaci di comunicare il nostro sistema di controllo. Un sistema più che efficiente come testimoniamo i dati del rapporto Italia a Tavola 2010 del Movimento Difesa del Cittadino e di Legambiente che parlano di oltre 60mila controlli solo tra i Nas e l'ICQRF(Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari)". Proprio Antonio Longo, presidente di MDC ha commentato: "La certificazione biologica è un elemento importante di fiducia per i consumatori verso i questa categoria di prodotti ,che sempre più si stanno affermando. L'agricoltura biologica corrisponde ad una filosofia di vita rispettosa dei tempi della natura e delle risorse fondamentali. La valorizzazione della produzione deve avere un rilievo fondamentale nella riforma della PAC (Politica Agricola Comune) e nelle scelte del Governo italiano e delle Regioni. Mdc auspica anche che si diffonda la scelta di forniture bio alla ristorazione collettiva in riferimento alle mense pubbliche, dalle scuole alle istituzioni agli ospedali."

Passando alle proposte, per quanto riguarda la certificazione di parte terza il miglioramento ha riguardato principalmente la burocrazia: semplificare, rendere più trasparente ridare un ruolo fondamentale al tecnico ispettore. Sempre in questo ambito un discorso a parte è stato fatto per la certificazione di gruppo, prevista in Europa ma solo nei Paesi Terzi. Ferrante l'ha definita "una grande opportunità" ricordando le esperienze Aiab di sperimentazione nel Parco del Cilento e Vallo del Diano dove è stato creato il primo Biodistretto d'Europa e nel Parco della Maremma con la collaborazione di Federparchi

Infine la certificazione partecipativa, che sempre più si sta diffondendo tra le realtà quali i Gruppi di Acquisto o i mercati contadini. Attenzione però "non si tratta di autocertificazione - ha spiegato il presidente Aiab - ma di un insieme organizzato di consumatori e produttori che decidono dei modelli di controllo che funzionano".

Fonte: Help Consumatori