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SALARIO MINIMO. La situazione Italiana ed il disegno di Legge in Parlamento

Il salario minimo, nel diritto del lavoro, è la più bassa remunerazione o paga oraria, giornaliera o mensile che in taluni stati i datori di lavoro devono per legge corrispondere ai propri lavoratori dipendenti ovvero impiegati e operai.

Anche se le leggi sul salario minimo sono in vigore in molte nazioni, esistono differenti opinioni su vantaggi e svantaggi sulla sua eventuale introduzione.  I sostenitori affermano che esso aumenta il tenore di vita dei lavoratori, riduce la povertà, ridurrebbe le disuguaglianze sociali, aumenterebbe il benessere lavorativo e costringerebbe le aziende ad essere più efficienti. Viceversa, gli oppositori lamentano il fatto che esso aumenti la povertà e la disoccupazione (in particolare tra i lavoratori non qualificati o senza esperienza) ed è dannoso per le imprese[2]

L’istituto del salario minimo non deve essere confuso con il reddito minimo, finalizzato invece a garantire un minimo vitale a tutti i cittadini (anche non lavoratori) in ragione di uno stato di bisogno accertato; o ancora con il reddito di cittadinanza (Il Reddito di cittadinanza è una misura di politica attiva del lavoro e di contrasto alla povertà, alla disuguaglianza e all'esclusione sociale. Si tratta di un sostegno economico ad integrazione dei redditi familiari)

La funzione del salario minimo garantito

La principale finalità del salario minimo è quella di contrastare la povertà attraverso la garanzia di una retribuzione che sia proporzionata al lavoro svolto. In tale prospettiva lo Stato interviene nella contrattazione collettiva, limitando la libera determinazione dei salari operata dal mercato al fine di incrementare le retribuzioni di coloro che sono in fondo alla scala salariale. 

Il salario minimo in Italia: la tutela costituzionale

L’art. 36 della Costituzione stabilisce il diritto di ogni lavoratore “ad una retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia una esistenza libera e dignitosa”. Nella Carta Costituzionale pur affermandosi apertamente il diritto ad un salario minimo, non è possibile individuarne una misura concreta. La Costituzione afferma due principi generali, quelli di sufficienza e proporzionalità. La scelta della Costituente fu quella di non attribuire espressamente alla legge il compito di stabilire un salario minimo al fine di non ostacolare l’azione sindacale. Nell’impianto Costituzionale, infatti, i contratti collettivi stipulati a norma dell’art. 39, vale a dire dalle organizzazioni sindacali registrate e dotate di personalità giuridica, avrebbero dovuto avere efficacia erga omnes, vale a dire efficacia obbligatoria per tutti gli appartenenti alle categorie alle quali il contratto stesso si riferisce.

La mancata attuazione dell’art. 39, aprì il problema dei tanti lavoratori che non potevano beneficiare dell’applicazione di un contratto collettivo in quanto il datore di lavoro, non affiliato ad alcuna associazione datoriale, non era giuridicamente tenuto alla sua applicazione. 

I Paesi Europei che non hanno introdotto il salario minimo nazionale sono:

Italia; Danimarca; Cipro; Austria; Finlandia; Svezia.

Anche la Svizzera non ha il salario minimo nazionale ma la paga è disciplinata in modo differente a seconda del Cantone di residenza e impiego

SALARIO MINIMO, LA SITUAZIONE IN ITALIA

In Italia esistono pensioni minime, mentre un livello di salari minimi non è previsto da leggi nazionali, ma dalla contrattazione fra le parti sociali. Stando alla stima del CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro) attualmente sono in vigore circa 888 contratti collettivi nazionali. Inoltre, non è obbligatoria la stipula di contratti collettivi. Infatti, esistono imprese o tipologie di contratti di lavoro individuali in cui non è applicabile nessun contratto collettivo.

LA PROPOSTA DI LEGGE SUL SALARIO MINIMO DI NUNZIA CATALFO

A oggi è in corso di valutazione al Senato il disegno di legge n. 2187 a prima firma dell’ex Ministro del Lavoro Nunzia Catalfo che introduce una disciplina sul salario minimo. Nunzia Catalfo (Catania, 29 luglio 1967) è una politica italiana, dal 5 settembre 2019 al 13 febbraio 2021 ministro del lavoro e delle politiche sociali nel governo Conte II. Tale norma in fase di discussione, valorizza i contratti collettivi “leader”, ossia quelli siglati dai soggetti comparativamente più rappresentativi sul piano nazionale. Inoltre, a ulteriore garanzia del riconoscimento di una giusta retribuzione, introduce una soglia minima di 9 euro all’ora, in linea con i parametri di adeguatezza indicati dalla Commissione europea. In più l’Italia deve fare i conti anche con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che mette in primo piano la parità e l’adeguatezza salariale, erogando molti fondi per questo ambito di azione legislativa. Nel 2022 qualcosa potrebbe cambiare davvero. 

L’ASSENZA DI PROTEZIONE SOCIALE PER I LAVORATORI

Attualmente in generale, in Italia non esiste una forma di protezione sociale “non a termine” per le fasce sociali che vivono al di sotto della soglia di povertà. Dopo un certo periodo di copertura tramite gli ammortizzatori sociali, queste persone e famiglie non hanno nessun sostegno, fatta eccezione per il reddito di cittadinanza. Tale misura, introdotta dal 2019 su tutto il territorio nazionale è stata modificata nella recente Legge di Bilancio 2022 

IL SALARIO SECONDO LA CONTRATTAZIONE COLLETTIVA NAZIONALE

In assenza di una legge sul salario minimo nazionale tutto si basa sulla contrattazione collettiva su cui i sindacati hanno enorme potere, specie quelli con un maggior numero d’iscritti. Se è vero che la giurisprudenza tende a fissare i minimi tabellari comunque a tutti i lavoratori di categoria, iscritti o meno al sindacato, di fatto nessuna legge tutela tali dipendenti.

La concertazione fissa le regole del salario minimo ma manca un riconoscimento di questa prassi mediante una legge ordinaria. Inoltre, in Italia un contratto collettivo di lavoro da applicare nei contratti di lavoro individuali ha dei limiti, ovvero:

1) non è obbligatorio: l’imprenditore può non applicare nessun CCNL, ovvero stabilire un contratto aziendale creato ad hoc;

2) gli ambiti di applicazione dei contratti collettivi talora si sovrappongono e il datore può scegliere lo strumento contrattuale ritenuto più conveniente;

3) non è necessario il consenso del sindacato e perciò può essere fatta una scelta unilaterale dell’impresa;

4) due unità produttive della stessa impresa possono avere contratti collettivi diversi.

5) In questo modo, una parte di lavoratori dipendenti rischia di non essere tutelata da un contratto collettivo e dunque, finisce per restare priva di un salario minimo.

SALARIO MINIMO: GLI OBIETTIVI DEL PNRR

Il Ministero del Lavoro ha individuato 11 progetti da finanziare nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza dell’Italia. Tra questi vi è la garanzia di livelli di reddito adeguati, attraverso l’istituzione di un salario minimo orario. Tale limite deve essere, secondo le linee del PNRR, modulato dalla contrattazione collettiva e ancorato a una detassazione dei rinnovi dei CCNL. A questo meccanismo dovrebbero accompagnarsi premi ai lavoratori in funzione dei risultati raggiunti e incentivi fiscali per le nuove assunzioni. Su tale tema è già intervenuta la Legge di Bilancio 2022, come potete leggere in questo articolo.

COME FUNZIONA IL SALARIO MINIMO IN EUROPA

Il Pilastro Europeo dei diritti sociali ha richiamato il diritto a una retribuzione equa e sufficiente e ha fissato i principi per determinare il salario minimo. Da alcuni anni, ma soprattutto nel contesto della grave crisi economica e sociale generata dall’epidemia di Covid-19, si è sviluppato un dibattito in merito a un cosiddetto “salario minimo europeo”.

Tale discussione vede coinvolti, tra gli altri, le Istituzioni europee e nazionali, le organizzazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro e gruppi di esperti. Il confronto in tal senso, deve tenere conto del fatto che, ai sensi dell’articolo 153 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, l’eventuale definizione di un salario minimo rientra tra le competenze degli Stati membri. Dunque, per adesso non è stata fissata una soglia minima europea.

GuardiaCivica - SALARIO MINIMO. La situazione Italiana ed il disegno di Legge in Parlamento

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