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La prescrizione della cartella esattoriale

La percentuale di cartelle esattoriali viziate per prescrizione è enorme. Basta un semplice confronto con il dettaglio contenuto nella cartella stessa per rendersi conto di come molti debiti siano ormai “scaduti”. In questo caso, però, bisogna sempre impugnare la cartella: non ci si può cioè limitare a non pagare. Se non ci si oppone, infatti, la cartella illegittima diventa definitiva e va pagata. 


Giudice competente è il Giudice ordinario (Tribunale) e non la Commissione Tributaria


Come stabilire se una cartella è prescritta


Innanzitutto, bisogna tenere conto di quelli che sono i termini di prescrizione:


10 anni per tutte le imposte dovute allo Stato come Irpef, Iva, Irap, canone Rai, imposta di bollo, catastale o di registro. Un recente orientamento, però, sostenuto anche dalla Cassazione (seppur ancora minoritario), ritiene che le cartelle per Irpef ed Irap si prescrivano in 5 anni [1];


5 anni per le imposte dovute ai Comuni e alle Regioni come Imu, Tari, Tosap;


5 anni per le sanzioni irrogate da autorità amministrative come il prefetto e le comuni multe stradali;


3 anni per il bollo auto.


A questo punto, bisogna verificare quando è stato notificato al contribuente il precedente atto che potrebbe essere un avviso di accertamento o anche una precedente cartella, una intimazione di pagamento, un preavviso di ipoteca o di fermo auto, ecc. Se tra l’una e l’altra notifica decorrono i termini che abbiamo appena indicato si può dire formata la prescrizione. Il debito, quindi, va cancellato definitivamente dal giudice.