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Turismo, Movimento Consumatori: “È assente dal decreto sviluppoâ€

È grave che il rilancio del turismo sia assente dal decreto sviluppo. Nel giorno in cui il Governo ha posto la fiducia alla Camera sul decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, recante misure urgenti per la crescita del paese, il Movimento Consumatori accende i riflettori sulle parole pronunciate ieri dal Ministro per lo Sviluppo economico Corrado Passera, per il quale “per la crescita non ci sono scorciatoie: bisogna lavorare umilmente e pazientemente su tutte le leve”.

Il fatto è che, afferma il Movimento Consumatori, fra queste leve non sembra compreso un fattore fondamentale nell’economia italiana come il turismo. “C’é un’agenda per crescita ben chiara – ha detto Passera – che tocca tutte le principali leve. Non ci sono scorciatoie, bisogna lavorare umilmente e pazientemente su tutte le leve: internazionalizzazione, costo dell’energia, costo del credito, costo della burocrazia, e poi nascita di nuove imprese e attrazione capitale”.

Per l’associazione bisognerebbe puntare sul turismo quale volano di crescita. “Apprezziamo l’affermazione del ministro Passera secondo cui è necessario rilanciare la crescita azionando, con umiltà e pazienza, tutte le leve disponibili – afferma Roberto Barbieri, responsabile del settore Turismo del Movimento Consumatori – ma ci domandiamo tuttavia se fra le leve cui il ministro pensa, ci sia anche il turismo. Riteniamo infatti che si tratti di un settore trainante per la crescita complessiva dell’economia nazionale, da troppo tempo incomprensibilmente trascurato dalle politiche di governo. Preoccupa pertanto che nel decreto sviluppo non vi sia traccia di una strategia di rilancio del settore. E’ invece necessaria e non più rinviabile una seria e organica politica del turismo, coordinata con le politiche regionali, e centrata sullo sviluppo della qualità dei servizi, quale elemento di convergenza degli interessi delle imprese e dei consumatori”.

Per l’associazione, considerare il turismo quale leva di sviluppo del Paese è una condizione “imprescindibile” per la credibilità delle politiche di crescita.